Nella vita si è sempre impegnato naturalmente nell’espressione di se attraverso qualsiasi forma d’arte lo rappresentasse. Così, ha pubblicato innanzitutto un libro di poesie all’età di diciotto anni (Attimi che sembrano tutto) e un altro piccolo libro di poesie all’età di diciotto anni e mezzo (Oddio). Ha inoltre dipinto e lavorato con i colori in diversi modi, su tela e supporti di ordine vario. La fotografia è però ora la sua più grande passione, tanto è vero che scatta sempre, ovunque qualcosa cattura la sua attenzione. Da quando ha iniziato a scattare (14 anni), non ha mai smesso, impegnandosi in diversi contesti nell’ambito della fotografia, dall’arte alla moda fino al reportage. Proprio il reportage è ciò in cui si trova e ritrova meglio. Ha viaggiato molto con i suoi genitori e ultimamente anche per conto suo, per il suo “bagaglio personale” si impegna in numerosi viaggi con la sua macchina fotografica. L’anno scorso è stato in Sri Lanka, Afghanistan, Marocco e U.S.A. Come attrezzi utilizza: in analogico una Nikon FM2 e in digitale una Leica M8 e una Nikon D300. Le foto di moda sono scattate con quest’ultima, quelle afghane con Leica.
Le opere che esporrà ad A.M.A. sono fotografie, un contrasto tra la cultura occidentale (con foto scattate alla Milano Fashion Week) e la cultura orientale (con foto scattate in Afghanistan).
Il tema da lui proposto è questo:
Oriente-in-Occidente.
Non c’è dentro o fuori, fuori o dentro.
Ci sono divisioni, categorie imposte dall’uomo all’uomo.
Se si sposta lo sguardo dalle differenze, là, oltre, c’è sempre altro come noi.
Quando scatto cerco il punto – e ve ne è solamente uno particolarmente significativo per me -: quello emozionale.
La nostra cultura, la nostra storia, il susseguirsi di epoche, in occidente, ha portato a una biografia del mondo parcellizzato, attenta ai dettagli.
Cosa ne sarà di noi che siamo microcosmi?
Che siamo Uno?
I sentimenti non distinguono latitudini. Essi transitano identici negli uomini dovunque si trovino nel tempo e nello spazio. Sono loro a dirci che di una cosa sola si tratta.
La sopraffazione di alcuni su altri tende a scomporre la sacra unità di tutti noi.
O-in-O affianca il vapore della moda, simbolo supremo dell’effimero e dell’usa e getta mescolato all’essere terra della tradizione dove ogni bene è curato fino all’ultima usura.
O-in-O ha l’intento di richiamare in noi la letale forza della divisione e contemporaneamente la sublime opzione di vedere noi nell’altro.
Il modo cambia, l’emozione no.
http://roccotrevis.tumblr.com